Quante volte hai sentito o pronunciato questa affermazione? Prova a pensarci … torna a quel momento, al motivo che l’ha provocata. L’hai subita o l’hai detta?
Scommetto che nel 99% dei casi si è trattato di una giustificazione e non di un moto d’orgoglio.
Sei d’accordo che si reagisce così quando si sente di non avere alternative, anche se ciò farà soffrire noi o qualcun altro? Sono parole che chiudono il discorso: “Io sto qui, io sono fatto così, non mi muovo”.
La domanda che viene spontanea è: da quanto tempo sei fatto così? Ci sei nato? Eri proprio così fin da bambino? Ma un bambino farebbe mai una dichiarazione simile? Il mondo è tutto da scoprire per lui ed è pronto a mettersi in gioco in qualunque momento. A volte apprenderà cose piacevoli e crescerà nella fiducia e nella sua autostima, a volte si troverà ad affrontare dispiaceri, ingiustizie e delusioni. E’ proprio di fronte ai grossi dispiaceri che reagirà con gli strumenti che ha a disposizione, si adatterà al mondo circostante e imparerà a difendersi dal dolore. Questo “lavoro” di adattamento, fatto di tentativi difensivi, forgerà il suo carattere di adulto e il suo modello di reazione agli eventi, negativi o positivi.
Ciò che differenzia il nostro essere adulti dal nostro essere stati bambini è l’aver consolidato un metodo difensivo e non aver voglia di metterlo nuovamente in discussione. Quindi, sebbene molte volte il nostro modello non risulti utile né produttivo, non siamo disposti a lavorarci su per fare i cambiamenti necessari.
E’ proprio questo il punto: quand’anche ci accorgiamo che il nostro modello di risposta non è funzionale, diamo la colpa al nostro “carattere”, scartando così la possibilità di adattare i comportamenti a nuove situazioni.
Il comportamento non è il carattere. E’ una risposta adattiva agli eventi esterni.
Noi non siamo i nostri comportamenti e il primo passo per darci maggiori possibilità nella nostra vita di relazione, lavorativa o di successo personale, è prenderne le distanze.
Una cosa è dire “Io sono fatto così”, altra è dirsi “Mi sto comportando così …”. La seconda affermazione ci dà la possibilità di pensare creativamente ad altri atteggiamenti possibili, al fine di raggiungere il risultato auspicabile.
Potremmo scoprire di esserci sottovalutati e che ci sono molte cose di noi che ancora non conosciamo.
Ogni volta che avremo modo di sperimentare un comportamento diverso allargheremo l’area di quello che pensiamo di poter essere. Ci sono molte cose di noi che ci sono ancora ignote perché noi non siamo “quello che siamo” ma quello che potenzialmente potremmo essere.
Sta a noi riportarci alla luce, generarci con scelte consapevoli.
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