Sembrerà strano che io, in quanto donna, possa essere d’accordo con la recente sentenza della Cassazione, che ha stravolto i criteri utilizzati negli ultimi 27 anni, sull’assegno di mantenimento. Sarebbe infatti più logico essere indignata, in quanto appartenente a quella che generalmente viene considerata la parte “debole” all’interno della coppia. Invece non lo sono, ed è proprio dalla definizione di “parte debole” da cui vorrei partire per proporre alcune considerazioni sulle opportunità che questa sentenza offre.
La Cassazione Civile – sez. I, sentenza 10/05/2017 n° 11504 – ha stabilito che l’erogazione dell’assegno divorzile verrà valutata solo in caso di mancanza di adeguati mezzi economici o difficoltà a procurarseli e avrà carattere puramente assistenziale.
Cosa può cambiare con questa sentenza? Quali opportunità offre alle donne?
La prima è l’opportunità della consapevolezza: smettere di pensare a noi come bisognose di protezione. Non siamo deboli affatto, deboli possono essere le nostre convinzioni su noi stesse. Meglio degli uomini sappiamo riprenderci dagli eventi negativi; più di loro siamo avvezze al dolore e alla sopportazione; siamo naturalmente portate alla risoluzione dei problemi e la nostra mente ragiona a 360°; siamo in grado di fare più cose alla volta e sappiamo ridere anche nei momenti difficili.
Aspettarci il sostentamento e la protezione di un uomo ci pone in una condizione che non ci fa onore e non ci fa bene. Ci fa bene al contrario la solidarietà fra noi ed anche questa è una nostra competenza caratteristica.
La seconda è l’opportunità della responsabilità: rivalutare i nostri comportamenti e atteggiamenti all’interno della coppia. Chi fa che cosa? Perché io? Perché non tu? Perché non insieme? Queste domande, superate in tanti altri paesi europei, dove la condivisione di oneri e onori in famiglia è pressoché totale, in Italia sembrano essere ancora attuali, per motivi socio-culturali o religiosi, nonché per la nostra predisposizione all’accudimento, che tende ad esonerare l’uomo rispetto ad alcuni compiti. Da oggi possiamo dire basta a questa forma di auto-flagellazione, mai più casalinghe se non per nostra volontà.
La terza ed ultima opportunità è legata all’ambito lavorativo: portare avanti, con maggiore probabilità di successo, la battaglia legale di equiparazione di trattamento e di stipendio.
Sgombrato il campo dalla nostra posizione di debolezza rispetto al sesso maschile, come le star, potremo tornare al lavoro dopo pochi giorni dal parto più in forma di prima, lasciando ai nostri compagni le gioie di veglie notturne e di poppate; ci impegneremo per avere una carriera scintillante e non permetteremo a nessuno di porci nella condizione di “mantenute”; daremo ai nostri figli l’immagine di donne appassionate che si realizzano con entusiasmo, piuttosto che di povere vittime della società.